Il Castello (Das SchloÃ), pubblicato postumo nel 1926, è un romanzo incompiuto, spesso oscuro, paradossale e a volte surreale, centrato sui temi della burocrazia, della legge come ordine globale, dell'alienazione e della frustrazione continua dell'uomo che tenta di integrarsi in un sistema che mentre lo invita, contemporaneamente lo allontana, emarginandolo. Le vicende dell'agrimensore K. rappresentano la proiezione dell'impotenza e delle frustrazioni dell'uomo moderno, il quale si trova schiacciato da una realtà che sfugge ai suoi criteri di valutazione. Il protagonista si sente ovunque solo e alienato, il suo rapporto con il mondo esterno è completamente compromesso, e la presenza cupa e minacciosa del Castello rappresenta un'entità superiore negativa che finisce per determinare e opprimere l'esistenza dell'uomo. In questa prospettiva, si è perduto il senso di ogni cosa. Il romanzo di Kafka ha dato vita a numerose interpretazioni critiche nel corso del Novecento: da quella teologica dell'amico Max Brod curatore dell'opera, a quella psicoanalitica di Fromm e altri, da quella sociologica di Adorno, Benjamin e Lukacs a quella filosofica di Guattari e Deleuze.
Grož. ir negrož. literatūra