«Sono molti i magistrati scrittori. Tra loro Gianni Simoni si è dato alla letteratura con esiti intriganti.»
Armandio Besio, LA REPUBBLICA
«I suoi “gialli procedurali” sono ormai un caso letterario.»
Nino Dolfo, CORRIERE DELLA SERA
«Sa creare atmosfere realistiche e personaggi che si fanno amare.»
Fabrizio Ravelli, LA REPUBBLICA
«In tutta la sua vasta produzione giallistica Gianni Simoni non ha mai deluso.»
Grazia Giordani, L’ARENA
Una sparatoria in pieno giorno sulla porta di un bar nella periferia di Brescia. E, mentre una Vespa si allontana a tutto gas verso la tangenziale, un barbone che passava di lì per caso si accascia sul marciapiede. Sembrerebbe una faccenda di poco conto, eppure... Subito emergono alcune stranezze: se si trattava di un vagabondo, perché allora indossava una camicia cifrata e di ottima fattura e aveva le unghie dei piedi curate? E come mai è stato colpito da ben due colpi, uno di striscio alla spalla e l'altro, letale, in pieno viso? Un proiettile vagante passi, ma due...
I conti non tornano per il commissario Miceli, che, in assenza del commissario titolare Grazia Bruni, è stato reintegrato a tempo pieno, con buona pace della sospirata e sempre più lontana pensione. E, come sempre, quando i conti non tornano, Miceli chiama in aiuto il suo vecchio amico, l'inossidabile ex giudice Petri, che non tarda a rendersi conto che non è certo un caso di morte accidentale.
Quanto basta per scatenare il fiuto dei due investigatori, che, nonostante le flebili, se non quasi inesistenti tracce – un anonimo mazzo di fiori di campo lasciato chissà da chi sul luogo del delitto – riusciranno a dare corpo a un caso che rischiava di scomparire, come la sua vittima.