ÂŦAvete mai visto una bara di bicicletta?Âŧ. Lettore, questo ÃĻ lâunico romanzo al mondo dove una domanda del genere puÃē suonare perfino troppo ovvia. Come anche apparirà ovvio che un Sergente di polizia consideri gli umani compenetrati di bicicletta â un poâ come, secondo la teoria di un altro poliziotto, tutto lâuniverso ÃĻ riducibile a una sostanza fondamentale, detta "omnium". Ma come si puÃē giungere a un tale stato di cose? Innanzitutto assistendo a un assassinio efferato. E poi accompagnando uno degli assassini in una stazione di polizia sperduta tra fradice torbiere. Qui la prosa ci avverte che siamo entrati in un luogo dove valgono, se valgono, nuove leggi della materia e dello spirito. Bianca, piatta, come dipinta su un cartellone, quella stazione di polizia sembra possedere una dimensione in meno del reale, ÂŦlasciando senza significato le rimanentiÂŧ. Non solo: ÂŦtutta la mattina e tutto il mondo sembravano non avere altro scopo che quello di farle da corniceÂŧ. Guardandola, lâassassino presagisce in quella casa ÂŦla piÃđ grande sorpresa che avessi incontrato, e ne ebbi pauraÂŧ. Giusta reazione. Ma non guasteremo al lettore quella sorpresa. Mentre gli proponiamo, come viatico, alcune righe dello scienziato e metafisico De Selby, lâuomo che portÃē alla massima prossimità la demenza e il genio, e che qui fa da contrappunto a ogni avventura: ÂŦGiacchÃĐ lâesistenza umana ÃĻ unâallucinazione che contiene in sÃĐ la secondaria allucinazione del giorno e della notte (questâultima unâinsalubre condizione dellâatmosfera dovuta ad accumulazioni di aria nera), allâuomo di senno non si addice preoccuparsi dellâillusorio approssimarsi di quella suprema allucinazione che ÃĻ conosciuta col nome di morteÂŧ. Il terzo poliziotto fu pubblicato per la prima volta, postumo, nel 1967.